via Giovanna Chiara Italiano, MARK UP
Writing for MARK UP in Italy, Giovanna explores the “Great Reset” and its impact on the future of retail. She references Brian Solis and his work studying “Digital Darwinism.”
The article is in Italian, but is also available in translated form here.
Il Retail e le sue supply chain possono resistere agli scossoni pandemici investendo sulla customer experience, che è diventata il vero carburante che alimenta e genera il cambiamento
Lo scorso World Economic Forum 2021 (WEF) che si è tenuto a Davos ha avuto un titolo iconico per quel che riguarda il mondo alle prese con una pandemia con cui convivere e da debellare il prima possibile: “The Great Reset”. L’idea di sfruttare gli effetti della pandemia sul business (e non solo) per cercare di resettare, ristrutturare e riorganizzare diversi settori, con un occhio di riguardo alle varie storture, colli di bottiglia ed, in generale, esternalità negative, è qualcosa che è maturato come reazione costruttiva ai disagi e alle difficoltà imposte dal virus. L’onda lunga del “Great Reset” ha investito anche il comparto del retail, che sta facendo i conti con l’azzeramento di molti modi operandi e con la trasformazione di altrettanti comparti ad esso connesso, affondando di fatto il suo “Retail Reset”.
In tal senso però, è bene fin da subito esplicitare che l’elemento centrale su cui si basa oggi tale reset è il digitale spinto dal fenomeno pandemico a cui ha fatto da boost nella sua diffusione, piuttosto che dell’applicazione del paradigma tecnologico di per sé, che era già in atto in tempi pre-pandemici. La realtà attuale è, infatti, “ibrida”, ed è alle prese sia con forme analogiche che digitali che interagiscono tra loro (integrandosi o sostituendosi) in maniera più o meno fluida.
Evoluzione in corso
Appare, allora, interessante proporre il concetto di Darwinismo Digitale (Digital Darwinism, espressione coniata dall’esperto di innovazione tecnologica Brian Solis), con cui si fa riferimento “all’evoluzione (o rivoluzione) della filosofia aziendale, dei processi, dei modelli e dei sistemi per competere in un’economia digitale. La tecnologia è e non è la risposta al cambiamento”. Utilizzando l’indicativo hashtag-monito #AdaptOrDie, Brian Solis vuole sensibilizzare al fatto che bisogna sapersi adattare e convivere con la sfuggevolezza e l’inafferrabilità di cambiamenti repentini esogeni alle aziende, che devono però sapere reagire anche in maniera endogena. Le aziende, quindi, sono concepite per migliorare gradualmente nel tempo, per ottimizzarsi, per riprodursi in modo selettivo, per diventare migliori attraversi un’evoluzione lenta ma coerente e collaudata.
Tuttavia, se questo sistema ha funzionato prima della pandemia, ed anzi era già messo alla prova dalla velocità del cambiamento tecnologico e sociale, ora la situazione è diversa. Il darwinismo digitale, di fatti, con la pandemia assume una nuova connotazione, perché la diffusione del contagio entra a far parte delle variabili darwiniste di sopravvivenza. Agilità e soprattutto accettazione del rischio sembrano due prerogative imprescindibili, anche per trovare un nuovo stile di leadership, nuovi modi equi di retribuzione e di una nuova cultura aziendale.
Full article here (Italian).
Brian’s portion in English
Evolution in progress
It therefore appears interesting to propose the concept of Digital Darwinism (Digital Darwinism, an expression coined by the technological innovation expert Brian Solis), which refers to “the evolution (or revolution) of corporate philosophy, processes, models and systems to compete in a digital economy. Technology is and is not the answer to change “. Using the hashtag-warning #AdaptOrDie, Brian Solis wants to raise awareness of the fact that we need to know how to adapt and live with the fleetingness and elusiveness of sudden changes exogenous to companies, which, however, must also know how to react endogenously. Companies, therefore, are designed to gradually improve over time, to optimize themselves, to reproduce themselves selectively, to become better through a slow but consistent and proven evolution.
However, if this system worked before the pandemic, and indeed was already tested by the speed of technological and social change, now the situation is different. Digital Darwinism, in fact, with the pandemic takes on a new connotation, because the spread of the contagion becomes part of the Darwinist survival variables. Agility and above all risk acceptance seem to be two essential prerogatives, also for finding a new style of leadership, new equitable ways of remuneration and a new corporate culture.
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